Giovedì 27 ottobre ore 18.30 – Monte Verità. Back to Nature

27 Ott 2022

Storia della collina dell’utopia, fra arte, paesaggio e spiritualità.

Nell’ambito del gemellaggio siglato fra MAN e Monte Verità

per residenze di artisti sardi extra moenia.

 

Un viaggio alla ricerca della libertà, in un luogo dove respirare l’utopia vera

e sognare un mondo diverso.

All’alba del Novecento, la colonia di Monte Verità stanziata fra i boschi rigogliosi e le dolci colline affacciate sul Lago Maggiore ha anticipato in modo profetico temi oggi vitali,

fra ecologia dell’abitare ed ecologia dell’anima.

I suoi fondatori sono stati pionieri assoluti del vivere bio e dell’eco friendly,

della cultura vegetariana e della cura del corpo in senso naturale.

Una straordinaria forza di attualità nutre da allora questa storia e questo cammino

alle origini di un rapporto rigenerato fra uomo e creato.

 

Il libro Monte Verità. Back to nature è dedicato alla celebre collina dell’utopia, ai suoi fondatori e agli ospiti illustri che videro nei suoi spazi sospesi nel tempo un buen retiro lontano dal dramma delle guerre e anche dallo scontro ideologico fra capitalismo e comunismo che stava attraversando l’Europa. Culla di un’esistenza impostata su ritmi primigeni, divenne laboratorio di una nuova cultura, una contro-cultura nata in risposta al conformismo borghese e al pensiero dominante, che attrasse pensatori e anarchici, filosofi, teosofi, letterati, artisti e architetti da ogni paese. Tutti insieme, accolti in una terra baciata dal sole, aderirono al modello di vita comunitaria promosso dal movimento tedesco della “Lebensreform,” (riforma della vita).

Curato da Sergio Risaliti, Nicoletta Mongini e Chiara Gatti il volume ripercorre l’esperienza centenaria di Monte Verità che intreccia destini di intellettuali e maestri del Novecento. Dall’anarchico Bakunin al coreografo ungherese Rudolf von Laban, dal teorico anarco-comunista Pierre Kropotkin al dadaista Hugo Ball, dalla danzatrice Isadora Duncan al grande scrittore Hermann Hesse; e, ancora, dall’architetto del Bauhaus Walter Gropius agli artisti Hans Arp e Paul Klee, da Carl Gustav Jung fino al curatore Harald Szeemann che, affascinato dalla storia del luogo, gli dedicò nel 1978 una mostra itinerante in Europa dal titolo emblematico “Monte Verità. Le mammelle della verità”.

Germinata dalle costole del romanticismo e dell’anarchismo ottocenteschi, la vocazione dei coloni rappresenta la prima, vera e larvale reazione storica alle conquiste dannose della modernità: industrializzazione e inurbamento, individualismo e sfruttamento, divari sociali, repressione e militarismo. Sullo sfondo di un caotico sviluppo metropolitano, la perdita improvvisa del rapporto diretto con la natura, aveva prodotto quella lunga letteratura della fuga, resa tragica ed epica dalle pagine di Joseph Conrad e di Jack London, dalla Vita nei boschi di Henry David Thoreau e dai dipinti dei Nabis. La cosiddetta “wilderness” di tradizione americana trovò proprio a Monte Verità un corrispettivo di straordinaria portata, precorritrice di una sensibilità contemporanea, di un ragionamento critico anticipatore delle più recenti tensioni fra capitalismo globalizzato e nazionalismo.

Alimentazione vegana, elioterapia e nudismo, ginnastica, danza e meditazione furono le pratiche quotidiane di una comunità che ha ispirato poi, fra i tanti soggetti, anche la nota pellicola del 2018 di Mario Martone, Capri-Revolution, a testimonianza di un interesse diffuso ancora oggi verso gli episodi radicali delle esperienze anarchiche come utopia sociale, sogno pacifista e libertario reso possibile da una “riforma della vita” che parte proprio dalla rigenerazione del corpo e dello spirito in un luogo, come dirà più tardi Ise Gropius, «dove la nostra fronte sfiora il cielo».