– Chiara Gatti –
Il nostro museo è cresciuto. È cresciuta la ricerca, sono cresciute le attività e anche le sue collezioni.
Aveva bisogno di più spazio. E lo abbiamo trovato sul corso. Nei locali che affacciano sul cuore della città e che il MAN intende oggi abitare, animare, vivacizzare con un programma di iniziative che coinvolgano un pubblico diverso, non sempre abituato a girare l’angolo per venirci a cercare.
Grazie alla sensibilità della presidentessa della Regione, Alessandra Todde, che ha varato un finanziamento per l’acquisizione dello spazio, sostenuto anche dalla Provincia di Nuoro e dal presidente Giuseppe Ciccolini, lo stabile in Corso Garibaldi diventa ufficialmente uno pin-off o, meglio, una gemma o una radice del museo, che si espande sul territorio, diramando la sua offerta culturale fuori dei confini tradizionali della sua storia.
Per questo motivo, scantonando da mille epiteti che, nel tempo, hanno battezzato un luogo orfano di identità, abbiamo deciso di contagiare le sue sale algide con l’immaginario che ci ha guidati quest’anno verso l’esplorazione di arcipelaghi vicini e lontani.
Un’isola dunque, l’Isola di MAN, allusione poetica a un approdo geografico reale, un punto fisso su una mappa liquida, allegoria di una natura selvatica e, insieme, destinazione concreta, custode di una memoria arcaica, ma nevralgica nella scacchiera delle rotte odierne disegnate in mare aperto.
In attesa di festeggiare, dopo due decenni di procedure a singhiozzo, l’apertura dell’edificio in piazza Satta – cui ormai non guardiamo più come a un’isola, ma come a un miraggio – questi spazi accoglieranno laboratori, incontri pubblici, mostre-dossier, nuove narrazioni e nuove acquisizioni, fra cui le recenti donazioni giunte a nutrire una raccolta già importante di opere d’arte sarde, ma anche il nucleo di lavori d’ultima generazione, firmati da artisti ospitati al museo e interpreti dei linguaggi del contemporaneo.
L’isola di MAN ha, dunque, coordinate precise. Ma è un territorio ancora vergine, dove sperimentare nuove forme di comunità motivate dall’arte e da quella cultura universale che ossigena la nostra visione e, a sua volta, si ossigena di esperienze condivise. L’avviso ai naviganti invita alla partecipazione, all’ascolto e al racconto. L’isola è un porto e, come tale, accoglie, mescola, intreccia, connette e mai respinge.

