Donna in costume

Tona
Scano
1928
olio su tela
53 x 45 cm
MAN
Ph. Confinivisivi, Pierluigi Dessì
Artista poliedrica del panorama sardo del Novecento, Tona Scano (Cagliari, 1907–1992) si distingue per una produzione che abbraccia disegno, pittura e soprattutto l’arte incisoria. Figlia dell’architetto Dionigi Scano, autore del progetto dell’ex Museo Regio di Cagliari, Tona cresce in un contesto colto e stimolante che ne alimenta precocemente la vocazione artistica. Autodidatta per formazione, sviluppa uno stile personale, caratterizzato da una costante ricerca formale e da una forte autonomia espressiva. Nella collezione del MAN annoveriamo Donna in costume, un olio su tela del 1928 che sintetizza le tensioni stilistiche e culturali del suo linguaggio. Il soggetto è una figura femminile in costume tradizionale di Ollolai, piccolo centro barbaricino. L’impianto compositivo è inusuale: la donna, colta di profilo ma con lo sguardo rivolto verso l’osservatore, rompe lo schema classico del ritratto a mezzo busto mostrando, in primo piano, le gambe accavallate. Un dettaglio quindi in grado di dare dinamismo alla figura ma allo stesso tempo discontinuità nell’iconografia tradizionale. Il fondo scuro e monocromo su cui emerge la figura, privo di riferimenti spaziali, contribuisce a creare un’atmosfera sospesa, quasi onirica, accentuata dalla forza magnetica dello sguardo della protagonista. Gli occhi bistrati evocano i volti femminili di Melkiorre Melis, artista bosano al quale Scano guarda come a un maestro ideale. Il cromatismo dell’abito, vivace e acceso, è reso con grande cura: i motivi floreali del su zippone e della gonna, la camicia bianca dalle maniche ampie, e il caratteristico su cappiale conferiscono alla figura una solennità antica, reinterpretata però attraverso una sensibilità moderna. L’interesse per il dettaglio, la cura nella resa materica dei tessuti e l’uso di colori saturi mostrano una profonda attenzione alle radici iconografiche isolane, che si mescola a suggestioni più ampie. Tona Scano è un’artista consapevole e raffinata, capace di raccontare l’identità sarda anche grazie a una personale e moderna rilettura della tradizione. Con la sua opera, restituisce al femminile un ruolo centrale e attivo, in cui la forza dello sguardo e la dignità della posa diventano elementi di una narrazione nuova.