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QUATTRO SECOLI DI PITTURA ANDALUSA

Capolavori dal Museo delle Belle Arti di Siviglia e dalla collezione Bellver

29.11.2002  -  02.03.2003

Un percorso nella pittura andalusa dal Barocco sino alla metà del Novecento, quattro secoli per raccontare una straordinaria storia della pittura attraverso una ricca iconografia e 70 capolavori dei più prestigiosi maestri spagnoli. Dal Barocco sino alla sua persistenza nella prima parte del secolo dell’Illuminismo, dal primo romanticismo sino alla famosa pittura regionalista andalusa della fine del XIX e al realismo sociale delle prime decadi del XX secolo. Dal El Greco, Francisco Pacheco e Juan de Roelas, i maestri che aprirono il cammino agli artisti barocchi come Francisco de Zurbarán, Bartolomé Esteban Murillo e Juan de Valdés Leal, a cui farà seguito una vera e propria legione di discepoli e seguaci come Juan de Zurbarán, Lucas Valdés e Domingo Martínez, i pittori della prima metà del XVIII secolo. 

Diverso si presenta il panorama della pittura andalusa del XIX secolo, quando la luce italiana attrae gli artisti spagnoli. I contatti con l’Italia, sono sempre stati frequenti e assai importanti le influenze, tanto che artisti come El Greco o Roelas, risiedettero in Italia e conobbero le opere dei grandi maestri italiani. Gli artisti andalusi del XIX secolo si recano con regolarità in Italia dove studiano, completano la loro formazione, e dipingono sia a Roma che a Napoli. Per tutti il riferimento è Mariano Fortuny, frequentano le lezioni dell’Accademia Chigi in Roma, lavorano nello studio di José Villegas, dipingono Venezia dal vivo, dove qualcuno si stabilirà per un lungo periodo. Uno spirito che la selezione delle opere proposte in mostra ha voluto lasciar trasparire. Gli artisti andalusi, educati sia in Spagna che in Italia, instaurano un legame tra i due paesi che durerà a lungo. Molti di loro godranno di borse di studio create proprio per recarsi in Italia. Tutto questo all’ombra dell’importante ruolo che in Spagna giocarono le Scuole di Belle Arti e le Mostre Nazionali e in Italia, l’Accademia di Spagna a Roma. 

Ma troviamo anche importanti nomi del romanticismo andaluso. Le opere di Gutiérrez de la Vega e José María Romero rappresentano la generazione romantica che imparò a dipingere copiando le opere di Murillo. I paesaggi e la prima pittura di costume, con tele di Cabral Bejarano, Domínguez Bécquer, Cortés e Rodríguez de Guzmán. Infine le opere dei pittori che rappresenteranno sulle tele il tipico e il topico dell’Andalusia, come Salinas, Ferrandiz, Rico Cejudo e García Ramos, riflettendo la vita quotidiana, con i suoi personaggi e i suoi aneddoti. A questi si aggiungono le tele di Jiménez Aranda o Denis che ricreano il mondo e l’abbigliamento proprio del XVIII secolo. Non meno importanti le opere inserite nella cosidetta “pittura orientalista”, quella che fece seguito a Fortuny e che testimonia i viaggi degli artisti andalusi nel luminoso e variopinto mondo del Marocco, come Gallegos Arnosa e Villegas. Paesaggisti della Scuola di Alcalá de Guadaíra, come Pinelo o García Rodríguez; artisti a cavallo tra i due secoli, che come Gonzalo Bilbao, avevano conosciuto le avanguardie parigine; realisti del XX secolo, López Mezquita, Lozano Sidro e Diego López; pittori en plen air come José Arpa. 

Un grande ventaglio di tecniche e iconografie. Dal più puro paesaggio alla rappresentazione di un patio, dal “bandolero” alla raffinata “señorita”, dal semplice mercato alla fiera di bestiame, dalla pittura religiosa al teatro, dalle scene orientaliste al raffinato mondo dei veneziani, passando per il ritratto e le scene goyesche, tutto riflette i sentimenti del popolo andaluso e di artisti che hanno saputo dare un carattere speciale alla pittura della loro terra. 

A cura di Enrique Pareja Lopez - Direttore Museo delle Belle Arti di Siviglia 

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