MAN_Museo d'Arte Provincia di Nuoro

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(IN)VISIBILE (IN)CORPOREO

30.06  -  04.09.2005

(IN)VISIBILE (IN)CORPOREO ha l'ambizione di tracciare una mappa, per quanto parziale, ma non meno pertinente, dell'area operativa più recente in cui si manifestano le concezioni parallele e integrate dell'invisibile nel visibile e dell'incorporeo nel corporeo. Il progetto mira a presentare una varietà di approcci e di esiti molto diversificati tra loro, in un percorso e in un racconto per opere che su queste assunzioni iniziali, la presenza dell'invisibile nel visibile e l'evidenza dell'incorporeo nel corporeo, così come la tensione del visibile verso l'invisibile e del corporeo verso l'incorporeo, sono in varia maniera impostate. Se gli strumenti non possono essere che quelli dell'arte, nel caso specifico di una manifestazione artistica, i due assiomi oppositivi e interconnessi si estendono oltre l'ambito strettamente artistico per collocarsi in un'area di interesse più vasta che abbraccia il senso stesso della cultura nell'epoca che stiamo vivendo. 

L'incipit del percorso/racconto è dato da una splendida ed emblematica Cosmogonie di Yves Klein (Nizza 1928 - Parigi 1962), in cui l'impronta di un corpo è restituita nel pigmento blu, cifra essenziale di tutta la sua opera. È di fatto l'artista francese a sollevare in modo perentorio il problema di un'arte immateriale. Se questo è l'inizio, successivamente il percorso si snoda in fasi ed episodi molteplici e lontani da quella affermazione originaria. Sensualità estetica e culto della bellezza elevano corpi e figure nell'immaterialità sia pure illusoria delle loro apparizioni nell'opera di Ettore Spalletti (Cappelle sul Tavo 1940, vive a Spoltore). Parallelamente, e nella stessa temperie culturale che aveva caratterizzato gli Anni Ottanta, si accende il richiamo a una spiritualità che si manifesta altrettanto ingannevolmente nelle materie e nelle costruzioni di Anish Kapoor (Bombay 1954, vive a Londra). 

La tensione di un desiderio senza nome, come una passione senza oggetto che non sia meno della totalità di senso della vita e dell'essere, trasfigura l'opera di Marisa Merz (vive a Milano e Torino) in indice e annuncio di un qualcosa che supera la trivialità di ogni apparenza. L'annullamento dell'immagine nell'opera di Hiroshi Sugimoto (Tokyo 1948, vive a New York e Tokyo) fa sì che lo sguardo torni su se stesso e sulla propria solitudine. 

Il segno/gesto che marca il vuoto nella pittura di Lee U Fan (Gyeongnam, Corea, 1936, vive a Kamakura), così come il dissolversi della forma nella scultura di Medardo Rosso (Torino 1858 - Milano 1928)  accostati oltre il tempo in cui hanno fatto la loro comparsa le rispettive opere che indicano la continua emersione dell'invisibile nel visibile e dell'incorporeo nel corporeo. Addo Lodovico Trinci (Pistoia 1956, vive a Pistoia), che segna secondo i principi della dottrina cinese del Feng Shui le polarità dell'energia dell'universo, e Salis-Vitangeli (Giovanna Salis, Sassari 1970, Massimo Vitangeli, Perugia 1950, vivono a Polverigi), che nella loro rappresentazione di un ambiente sacro fanno trascorrere come ombre fatue delle figure umane, rendono visibile quel che resta invisibile e sottraggono ai corpi la loro potenzialità  di rappresentazione.

Il cinema di Mark Lewis (Hamilton, Ontario, 1957, vive a Londra) nella propria evidenza filmica esibisce quel che non appare non sottraendo nulla a quel che è visibile. Gli interventi di Koo Jeong-a (Seoul, 1967, vive a Parigi) sono sempre site specific e rivelano, pur nella discrezione della loro costruzione, un'essenza sottile che trafigge corpi, sostanze e figure, come un filo di brezza che si leva e penetra nella giornata più calda, facendo riemergere il nascosto e il sopito. 

Giovanni Ozzola (Firenze 1982, vive a Firenze) opera nelle sue fotografie e nei suoi video su una sostanza aurorale dove cose, sentimenti e forme vengono in superficie dall'invisibilità  che le avvolge e si convertono in forme diafane o in massicce apparizioni in cui qualcosa viene occultato o rimosso. Il video di Sabrina Mezzaqui (Bologna 1964, vive a Marzabotto) è di pari evidenza e non concede alcun accesso se non come mobile cortina che blocca ogni ulteriore visione possibile. Giandomenico Sozzi (Solaro 1960, vive a Milano e Noto) presenta un percorso di monocromi che si apre con foto trovate e si conclude in una mini scultura di assoluta sacralità , che non racconta nient'altro che la propria imperscrutabile storia. 
E’ del filmmaker Francesco Dal Bosco (Trento 1952, vive a Trento) uno spassionato apologo sulla cecità : due momenti di silenzio che sospendono la parola. 

Robert Vincent (entità di lavoro formatasi nel 2004) propone un ambiente abbacinante intorno a un oggetto di elaborate e successive costruzioni, che è indice di un'assenza fondamentale. Davide Rivalta (Bologna 1974, vive a Bologna) recupera con il disegnare sul muro la più antica tecnica di rappresentazione della storia e la destina alla raffigurazione di animali, come nelle caverne dell'origine dell'arte, non più oggetto di caccia per il sostentamento, ma creature a noi prossime e ormai dimenticate se non come sostanze nutritive senza identità , strumenti di laboratorio e di spettacolo, paria della vita sulla terra. Anche Giuseppe Caccavale (Afragola 1960, vive a Bari e Marsiglia) recupera antichi modi della cultura mediterranea, che attraverso la decorazione e le simbologie desuete esprimono il senso del mistero e l'aspirazione alla bellezza. 
La mostra termina con le immagini cosmiche di Rotraut (Uecker Klein-Moquay) a cui fa da pendant le petit prince rustico di Pastorello (Sassari 1967, vive a Sassari), figura di fantasia, personificazione di un'eterna infanzia, che tocca con il pennello della pittura una stella. 

Se la mostra dentro il museo qui si conclude, continua oltre le mura di quello e oltre l'evento della sua inaugurazione, nel contesto della città  e del suo territorio con interventi segreti (Pawel Althamer, Varsavia 1967, vive nel quartiere di Brodno della stessa città ) e occasionali (Piotr Uklanski, Varsavia 1968, vive a Parigi) per concludersi nello spettacolo effimero e conclusivo di Cai Guo Qiang (Quangzhou, provincia di Fujian, Cina, 1957, vive a New York). Se è così, è perchè ben si addice a ciò che resta invisibile nel visibile e a ciò che di incorporeo prende corpo in corso d'opera. 

A cura di Pier Luigi Tazzi, critico e curatore indipendente 

Gli artisti _ Intra moenia: Yves Klein, Ettore Spalletti, Anish Kapoor, Marisa Merz, Hiroshi Sugimoto, Lee U Fan, Medardo Rosso, Addo Lodovico Trinci, Salis-Vitangeli, Mark Lewis, Koo Jeong-a, Giovanni Ozzola, Sabrina Mezzaqui, Giandomenico Sozzi, Francesco Dal Bosco, Robert Vincent, Davide Rivalta, Giuseppe Caccavale, Rotraut, Pastorello. Extra moenia: Cai Guo Qiang, Pawel Althamer, Piotr Uklanski. 

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