Franco Mazzucchelli. Blow Up

inaugurazione, 5 dicembre ore 18:30 A cura di Marina Pugliese in collaborazione con MUDEC Museo delle Culture, Milano   Il museo MAN di Nuoro annuncia, per la prossima stagione, una […]
Franco Mazzucchelli, Riappropriazione, 1975, Festival de L’Unità, Parco Sempione, Milano. Photo credit Enrico Cattaneo

inaugurazione, 5 dicembre ore 18:30

A cura di Marina Pugliese

in collaborazione con MUDEC Museo delle Culture, Milano

 

Il museo MAN di Nuoro annuncia, per la prossima stagione, una mostra personale di Franco Mazzucchelli (Milano 1939) dal titolo Blow Up. Curata da Marina Pugliese e frutto di un protocollo di intesa con il MUDEC di Milano, l’esposizione ripercorre la ricerca dell’artista milanese dagli anni Sessanta a oggi, attraverso una selezione di opere e fotografie che documentano il carattere sperimentale, sociale e partecipativo del suo lavoro.

In linea con una ricerca che il MAN sta conducendo sugli artisti sensibili ai temi della sostenibilità e della collettività, autori di opere che sono state in grado di attivare, nel tempo, la comunità attraverso pratiche di condivisione, la mostra di Mazzucchelli restituisce, per tappe, la sua azione artistica dipanata nello spazio, il suo abitare i luoghi pubblici, connotandoli, qualificandoli e invitando i cittadini stessi a riappropriarsi di aeree dimenticate attraverso una nuova dimensione di senso e di partecipazione.

In mostra emerge una scelta di lavori connessi agli Abbandoni dei primi anni Sessanta e ai progetti successivi A. TO A.(Art to Abandon / Arte da abbandonare), tra cui gli interventi realizzati davanti all’Alfa Romeo di via Traiano a Milano (1971), nel piazzale del Liceo artistico di Torino (1971) o nella Piazza dei Priori di Volterra (1973). Queste azioni, nate dall’idea di “abbandonare” grandi strutture gonfiabili in PVC nello spazio pubblico, rappresentano un gesto di apertura, un invito alla interazione e all’esperienza prossemica, oltre che una riflessione critica sulla liberazione dell’arte dai circuiti tradizionali. L’intervento nei pressi della fabbrica l’Alfa Romeo, era inizialmente pensato per i bambini del vicino parco giochi, ma offrì in modo inaspettato un momento di svago e di immaginazione per i lavoratori, per poi trasformarsi addirittura in uno strumento politico, con gli operai che se ne servirono per creare una barriera d’ostacolo al passaggio delle macchine. Ancora, a Volterra nel 1973 – in occasione della rassegna sull’arte ambientale curata da Enrico Crispolti – i suoi gonfiabili divennero protagonisti di una festa collettiva, mentre a Torino l’installazione di un grande arco gonfiabile nell’area urbana generò una diversa lettura del paesaggio e, insieme, del tessuto sociale.

Un’altra sezione storica, per la prima volta esposta in una istituzione pubblica italiana, è dedicata all’opera Caduta di Pressione, allestita nel 1974 presso la galleria milanese Diagramma e che prevedeva – tramite l’impiego di unmanovuotometro, strumento di precisione utile a misurare pressioni relative, superiori o inferiori a quella atmosferica – il rilevamento del consumo di ossigeno in una stanza, in base alla presenza di ospiti differenti; ne uscì una sorta di mappatura del respiro e del fiato, del vuoto e dell’apnea, registrato al pari di un esperimento in schedari che custodiscono ancora i valori della pressione e i nomi degli avventori, fra cui colleghi come Agnetti, Fabro, Nigro, La Pietra, oltre a Gillo Dorfles, Urs Lüti, Tommaso Trini.  

Il percorso presenta poi due grandi sculture gonfiabili in PVC, un Totano di 26 metri di lunghezza e Cono alto 12 metri, esempi della tensione dell’artista verso una scultura espansa e temporanea, capace di ridefinire il rapporto tra opera, spazio e pubblico. I materiali sintetici e le grandi dimensioni contribuiscono a plasmare forme celibi, non funzionali e puramente ludiche, che invadono gli ambienti, modificando la percezione dell’architettura, stimolano una reazione da parte del visitatore che, in passato, Mazzucchelli ha documentato ampiamente, in una sorta di analisi comportamentale del pubblico al cospetto dell’innesto estraneo e inatteso.

L’installazione site-specific in membrana di film plastico del ciclo Riappropriazioni che negli anni Settanta l’artista ha distillato in luoghi come Parco Sempione o la Triennale di Milano – occupa integralmente, si propaga e inghiotte, una sala del museo, annullandone i confini e suggerendo nuove modalità di esperienza estetica, invitando il pubblico a entrare fisicamente nella bolla stessa, nella sua sospensione metafisica che avvolge, lambisce, aderisce a soffitti e pavimenti, come una placenta, un tessuto vitale e traspirante che impacchetta idealmente anche una scultura giovanile di Mazzucchelli, scolpita sotto la guida di Marino Marini negli anni trascorsi nelle aule dell’Accademia di Brera. Testimonianza del dialogo continuo fra l’artista e la dimensione collettiva del suo lavoro, l’opera si fa luogo di incontro, in un processo aperto che coinvolge lo spettatore nella possibilità di riappropriarsi simbolicamente dello spazio tramite l’arte che lo abita.

Monumentalità e leggerezza, sospensione e adesione, uso di materiali un tempo sperimentali come la plastica e riflessione critica attuale su questioni ecologiche: la mostra Franco Mazzucchelli. Blow Up (citazione deflagrante della celebre pellicola di Antonioni) affonda in queste dicotomie e racconta per capitoli la storia un artista che ha saputo ridefinire i linguaggi della scultura contemporanea, portando l’arte fuori dei musei e dentro la vita quotidiana, in una continua esplorazione delle relazioni tra estetica, società e partecipazione.

Franco Mazzucchelli

1939, Milano, vive e lavora a Milano

Conosciuto per la sperimentazione pionieristica con materiali sintetici iniziata negli anni Sessanta e per la creazione di installazioni ambientali su larga scala che hanno la capacità di sovvertire le convenzioni quotidiane delle comunità locali, Mazzucchelli ha prodotto un prolifico corpus di opere, che continua a evolversi ancora oggi. La sua pratica, avvicinandosi alla partecipazione totale, ne analizza le dinamiche sociali. Le opere diventa temporaneamente parte del paesaggio urbano e il pubblico è incline a toccarle, spostarle, giocarci e persino portarle via. Dall’inizio degli anni 2000, la ricerca di Mazzucchelli si spostata verso una dimensione più estetizzata, dando origine a tele gonfiabili parte del ciclo Bieca Decorazione. Questo termine è utilizzato in modo autoironico per descrivere la pratica del dipingere come puro godimento estetico e per sottolinearne la connessione con le logiche commerciali.

Le installazioni ambientali di Franco Mazzucchelli sono state presentate in numerosi luoghi in Italia e all’estero, come la Fabbrica Alfa Romeo, Milano; Piazza San Fedele, Milano; Accademia di Belle Arti di Brera, Milano; Castello Sforzesco, Milano; Piazza dei Priori, Volterra; Lago di Como; Monaco di Baviera; Camargue. I suoi lavori sono stati inclusi in mostre storiche, tra cui la 60ª Biennale di Venezia, Venezia (2024); la 13ª Quadriennale, Roma (1999); l’11ª Quadriennale, Roma (1986); la 37ª Biennale di Venezia, Venezia (1976); la 15ª Triennale di Milano, Milano (1973); e in importanti istituzioni internazionali: MAPS – Museum of Art in Public Spaces, Køge (2025); Museo Madre, Napoli (2024); MACRO – Museo d’Arte Contemporanea di Roma, Roma (2021); Centre Pompidou-Metz, Metz (2021); Cité de l’Architecture, Parigi (2021); ArtScience Museum, Singapore (2020); Konsthall Lund, Lund (2020); Kunsthalle Wien, Vienna (2019); Center for Art and Media – ZKM, Karlsruhe (2019); nGbK, Berlino (2018); Museo del Novecento, Milano (2018); tra gli altri. Franco Mazzucchelli ha vinto il Premio alla Carriera Alfredo d’Andrade 2022. È stato Direttore Vicario di Brera 2 e Professore di Tecniche della Scultura presso l’Accademia di Belle Arti di Brera a Milano.

Progetto realizzato in collaborazione con MUDEC Museo delle culture, Milano

Catalogo Nomos edizioni, ita/en

con testi di Marina Pugliese, Andrea Lissoni, Alessandro Oldani

coordinamento di Elisabetta Masala

immagine grafica di Sabina Era

Franco Mazzucchelli. Blow Up