Corpi in transito
Nelle crepe del paesaggio urbano e naturale si aprono varchi da cui passano corpi, storie, sguardi. Il progetto DARKNESS PICNIC – Pratiche di abitazione nel paesaggio della compagnia DOM-, ospitato dal MAN, è un invito a ripensare radicalmente il nostro modo di stare al mondo. Camminare, fermarsi, ascoltare, bivaccare, sognare: gesti semplici che, portati nello spazio pubblico, diventano strumenti di attraversamento politico, performativo, ecologico.
Fondato nel 2013 da Leonardo Delogu e Valerio Sirna, DOM- intreccia arti performative, Environmental Humanities, immaginari queer e femministi per condurre un’indagine sulla permeabilità tra corpo e territorio.
Nella loro ricerca, l’abitare non è mai neutro: è scelta, è scontro, è soglia. E quando il paesaggio smette di essere “sfondo” e diventa interlocutore, anche lo spettatore è chiamato a un atto di sospensione. Come nei sogni, come nei picnic al calare della notte, dove il tempo si dilata e la realtà si sfalda nei suoi contorni.
In un’epoca in cui lo spazio è sempre più normato, mercificato e sorvegliato, DOM- propone un gesto di disallineamento: “Il capitalismo è morto, facciamo un picnic”, suggeriscono.
Non è solo una provocazione, sembra un invito a sostituire la logica dell’efficienza con quella della cura, dell’ascolto, della presenza. Il picnic diventerebbe un atto performativo che sfida le dinamiche del controllo urbano, una forma di coabitazione temporanea che resiste alla standardizzazione dello spazio e del tempo.
Riposare insieme, sostare nel paesaggio, condividere l’ombra, la distanza, il silenzio: sono gesti minimi che acquistano una forza radicale. È davvero nella leggerezza di una coperta stesa sull’erba che si può forse immaginare una nuova forma di abitazione: meno proprietaria, più relazionale; meno efficiente, più vulnerabile; meno centrata, più dispersa. Una pratica politica che rifiuta il dominio e accoglie l’instabilità come condizione generativa.
A Nuoro, dal 29 maggio al 1 giugno, il museo e la città diventano palcoscenico di questa ricerca.
L’arte si fa esperienza condivisa, viaggio a piedi, visione che sfuma tra reale e simbolico. Una possibilità, oggi urgente, di restituire al corpo il suo ruolo di misura del mondo.
Alessandro Moni