L’arte è politica
Parlando dell’arte militante di Pablo Picasso, il grande critico Mario De Micheli scrisse che il suo capolavoro Guernica «fu la dimostrazione di quanta storia, di quanta presenza, di quanta partecipazione l’arte potesse e dovesse vivere». Non è un caso che, ancora oggi, Guernica incarni vividamente il dramma, l’urlo, il boato di ogni guerra e di ogni epoca. Un manifesto contro il male di qualsiasi conflitto.
Se è vero che l’arte, eletta a forma di testimonianza e denunzia, abbia lo straordinario potere di scuotere le coscienze e attraversare il tempo con i suoi messaggi universali, è necessario che anche il museo debba mettersi in ascolto del mondo che gli ruota intorno e delle sue urgenze.
Un museo che si accucciasse dietro il ruolo istituzionale morirebbe velocemente e abortirebbe la propria missione, così come il museo che si schierasse con posizioni radicali perderebbe la sua obiettività e il suo peso quale punto di riferimento per la collettività.
Un luogo di cultura deve, invece, collocarsi al centro dell’approfondimento del dibattito. Come una antenna riceve le informazioni in circolo e come un megafono le amplifica. Recepisce e restituisce, utilizzando ovviamente il filtro dell’arte per processare i dati e comunicarli. Se l’arte è politica perché rappresenta spesso con efficacia i problemi dell’attualità, allora il museo è spazio politico perché ospita tali riflessioni e le divulga.
Al MAN lo abbiamo dimostrato rendendo omaggio allo stesso Guernica di Picasso (coinvolgendo fra l’altro le meravigliose tessitrice di Sarule in un omaggio femminile al dolore delle madri in guerra), o collaborando poi con gli archivi storici di Odessa per la mostra sulla scalinata Potëmkin a pochi mesi dallo scoppio del conflitto in Ucraina.
Lo abbiamo fatto anche recentemente, denunciando gli abusi delle manipolazioni genetiche o la logica del profitto dell’industria alimentare in un momento fragile come questo, di totale ripensamento del nostro rapporto con il pianeta e le sue risorse. Il MAN fa dunque politica, nel rispetto della sua funzione civica e civile.
Chiara Gatti