MAN_Museo d'Arte Provincia di Nuoro

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UGO MULAS

Dentro la fotografia

01.07  -  19.09.2004

Ugo Mulas, nasce il 28 agosto del 1928 a Pozzolengo, vicino a Desenzano del Garda (Brescia), dove il padre si era trasferito dalla Sardegna. Compie gli studi e la maturità classica a Desenzano. Nel 1948-52 a Milano, si iscrive agli studi di giurisprudenza, ma li abbandona prima della laurea per seguire dei corsi all'Accademia delle Belle Arti di Brera. Frequenta il bar Giamaica, luogo di incontro di artisti ed intellettuali. Comincia a interessarsi di fotografia. Tra il 1954-58 inizia la sua attività professionale di fotografo alla Biennale di Venezia. Fotografa in questo periodo le bidonvilles, la stazione e i sobborghi di Milano. Si guadagna da vivere realizzando fotografie di pubblicità, di moda, di reportage, per diverse riviste e giornali, ma il suo interesse principale è per il mondo dell'arte. Fotografa fino al 1972 la Biennale di Venezia, cogliendone i più importanti avvenimenti. Inizia la sua collaborazione con Giorgio Strehler del Piccolo Teatro di Milano. Nel 1960 compie numerosi reportages in Europa per l'Illustrazione Italiana con Giorgio Zampa, per Settimo Giorno, per la Rivista Pirelli, per Novità (Vogue), Domus, Du. Collabora con gli uffici pubblicitari della Pirelli e della Olivetti. Del 1962-64 sono le fotografie della mostra all'aperto di scultura a Spoleto (1962) di David Smith nel suo atelier a Voltri (1962), di Alexander Calder a Spoleto e a Saché in Touraine nel 1962, e nel 1964 nel suo atelier a Roxbury nel Massachusetts, le fotografie per le poesie di Eugenio Montale Ossi di Seppia. In questi anni incontra Alan Solomon, Leo Castelli, e numerosi artisti americani alla Biennale del 1964. Viaggia a New York nel 1964, nel 1965 e nel 1967, anni in cui realizza una documentazione eccezionale della scena artistica newyorchese. La collaborazione tra Giorgio Strehler e Ugo Mulas da inizio ad un modello di fotografia del teatro secondo i principi brechtiani dello straniamento. La messa in scena di La vita di Galileo nel 1964 ne è una testimonianza. Nel 1969 scatta una serie di fotografie per le scenografie dell'opera di Benjamin Britten The turn of the screw (Giro di vite), dal romanzo di Henry James, per la regia di Puecher alla Piccola Scala di Milano (1969) e per l'opera di Alban Berg  Woyzeck, dal dramma di Georg Büchner, regia di Puecher, al Teatro Comunale di Bologna. 

Tra 1970-72 si ammala gravemente. Inizia la serie di fotografie Le verifiche: dodici fotografie, ognuna accompagnata da un testo nel quale ripercorre il suo essere fotografo ed il suo mestiere di uomo. Muore a Milano il 2 marzo 1973. 

Ugo Mulas non è solo il testimone fotografico della Milano, artistica ma non solo, degli anni ’50 e ’60, della Biennale di Venezia degli stessi anni, dell’arte americana vissuta in prima persona degli sviluppi dell’Espressionismo Astratto e della Pop Art, l’amico di Calder e di tanti artisti. È anche e soprattutto un protagonista di quegli anni, colui che ha cambiato la fotografia non solo italiana. Le sue famose Verifiche, ultima serie realizzata prima che la morte lo cogliesse prematuramente, non è solo l’esito conclusivo della sua ricerca e la definizione con cui è classificata come fotografia concettuale non basta a esaurirne il significato. Mulas è un fotografo che ha fin dall’inizio nell’occhio l’analisi del mezzo fotografico, che scruta, mentre ritrae, le condizioni della creatività degli artisti, che cambia le modalità convenzionali dei generi fotografici cui si dedica, dal ritratto alla fotografia di teatro, dalla moda alla scenografia; è un attento ricercatore che comprende subito che l’arte sta cambiando e parte subito per recarsi là dove, a New York, capisce che accade ciò che lo interessa; è il reporter dell’arte che comprende l’importanza del processo nella creazione artistica, altrui e propria; è il fotografo che fa il salto nell’arte, che lo fa fare alla fotografia italiana e non solo. Mulas è il fotografo più influente dell’arte italiana. La sua opera, merita una rivisitazione che ne mostri questi aspetti: verifica delle verifiche, verifica della sua opera alla luce delle sue Verifiche, un percorso coerente come pochi, che ha aperto tra i primi l’arte italiana alla concettualità, mostrando da subito come la consapevolezza del medium è indispensabile all’arte tanto quanto l’arte alla consapevolezza del mezzo, che il concetto non va senza la creazione e la ricerca senza la sensibilità. 

La mostra proporrà una selezione di circa 110 fotografie, non senza inediti e immagini poco note, ricostruendo per intero il percorso artistico di Mulas, incentrato sulle sequenze e sui contatti, mostrando la personale riflessione artistica di Mulas.

Si insisterà sulla figura di Mulas come artista (non come fotografo di documentazione), e il percorso cronologico sarà all’inversa: dalle Verifiche (12) al suo lavoro per le scenografie (10 dal Wozzeck e 10 dal Giro di vite), alle sequenze (6 Ossi di seppia, 10 Duchamp, 6 Fontana + una sequenza su Giacometti), per poi passare attraverso il lavoro sull'arte (gli artisti) (3 grandi provini completi: Johns, Lichtenstein, Noland, 25 ritratti + 1 Campo urbano) e tornare a quello su Milano (15 Milano anni 50, 5 Milano anni 60 + 3 colore), ma non in senso documentativo, bensì come ricerca personale, e per questo, in quest'ultima sezione si mescoleranno le immagini dal punto di vista cronologico, proprio per mostrare la continuità del progetto d'artista.

 A cura di Elio Grazioli, critico d’arte contemporanea   

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