MAN_Museo d'Arte Provincia di Nuoro

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POST SCRIPTUM

14.12.2012  -  24.02.2013

Il tema “Cavalli e cavalieri” è oggetto di due mostre parallele curate da Lorenzo Giusti, direttore del Museo MAN, e da Alberto Salvadori, direttore del Museo Marino Marini. Un tema profondamente sardo declinato, da un lato, dall’artista del nostro Novecento che più di ogni altro lo ha rappresentato, Marino Marini, e dall’altro attraverso lo sguardo di alcuni artisti contemporanei, autori di opere in video in cui la tematica del cavaliere è riletta in chiave attuale, secondo punti di vista e prospettive diverse e che, nell’insieme del progetto, costituiscono una sorta di testo critico per immagini.

Post Scriptum

Concepita come un progetto parallelo alla mostra di Marino Marini e allo stesso tempo indipendente, la rassegna “Postscriptum” presenta lavori in video realizzati negli ultimi dieci anni da artisti italiani ed internazionali: Tania Bruguera (Cuba, 1968), Alberto De Michele (Italia, 1980), Pietro Mele (Italia, 1976), Anri Sala (Albania, 1974), Carolina Saquel (Chile, 1970), Nedko Solakov (Bulgaria, 1957), Salla Tykkä (Finlandia, 1973). I lavori selezionati, per quanto diversi gli uni dagli altri per linguaggio, sensibilità e finalità, condividono il riferimento alle figure del cavallo e del cavaliere, soggetti ancora capaci di evocare precise suggestioni e di farsi interpreti privilegiati della realtà presente.

Lo slideshow di Tania Bruguera è una semplice documentazione della performance realizzata nel 2008 nella Turbine Hall della Tate Modern di Londra e replicata a Lubiana e Cardiff. Quinta parte del progetto Tatlin’s Whisper, il lavoro consiste nell’applicazione di alcune tecniche di
controllo delle masse da parte di forze dell’ordine a cavallo. L’immagine tradizionale del cavaliere - e ciò che a questa immagine è solitamente associato in termini di magnificenza e valore - è qui decostruita attraverso un processo di decontestualizzazione. L’esperienza induce lo spettatore a riflettere sui limiti dell’autorità e del potere nella società civile. 

Il lavoro di Alberto De Michele, Indomita Jet vs Dardo Coca (2010), illustra il fenomeno delle corse ippiche illegali nel Sud dell’Italia. Usando i suoi familiari come attori, De Michele organizza una gara nel luogo di nascita del padre (Catania) e filma l’azione servendosi di più telecamere. La corsa di cavalli è mostrata da diverse inquadrature per simulare la modalità di trasmissione fatta negli schermi delle sale da gioco, frequentate
da scommettitori abituali.

In Ottana (2008) di Pietro Mele, la camera inquadra uno scorcio di campagna inizialmente irriconoscibile. Dopo qualche minuto una figura a cavallo irrompe sulla scena procedendo lentamente in avanti. A questa ne seguono altre, che accompagnano il lento movimento verticale della camera, arrivando a svelare progressivamente l’identità del luogo in cui la scena si svolge. Si tratta del polo petrolchimico di Ottana, in Sardegna, i cui fumi e il cui aspetto contrastano con l’immagine arcaica dell’uomo a cavallo e con il contesto naturale in cui il sito si inserisce. Una riflessione sul complesso rapporto tra natura, essere vivente e progresso.

Nel video di Anri Sala, Time after time (2003), un cavallo è intrappolato sul ciglio della strada di una grande città. La lentezza dei movimenti e la magrezza del cavallo contrastano con la velocità delle luci delle auto e dei camion, che sfrecciano incuranti dell’animale. Un’immagine inquietante
e commovente, la cui forza è amplificata dalla fissità della videocamera, che riflette sul rapporto conflittuale tra natura e progresso e sul senso di straniamento nella società contemporanea.

Il video di Carolina Saquel, Pentimenti (2004), presenta una scenografia fuori dal tempo. Su uno sfondo indistinguibile, in mezzo a una distesa di sabbia, un cavallo esegue dei movimenti su ordine del cavaliere, si sposta da destra verso sinistra e viceversa, passa davanti alla camera e si ferma per eseguire gli esercizi. Gli ordini non vengono pronunciati direttamente dal fantino, ma da una voce fuori campo che descrive lo svilupparsi dell’azione, come fosse una sintesi del “dialogo” tra i due protagonisti.

In Knights (And Other Dreams) Nedko Solakov dà sfogo alla sua ossessione per la narrazione, i meccanismi delle fiabe e lo sviluppo delle fantasie infantili e adolescenziali. Realizzato tra il 2010 e il 2012, il lavoro è stato presentato come installazione multimediale all’ultima edizione di Documenta. In una serie di lavori in video e in altre opere Solakov ripercorre il mito del cavaliere medievale, radicato nella memoria collettiva, facendolo dialogare con la modernità, inserendolo in contesti in cui evidente è il senso della fiction. Nell’episodio n.8, The Three Drummers and the Knight, l’artista realizza due dei suoi più grandi sogni di ragazzo: essere un cavaliere e suonare la batteria in una rock band.

Il video di Salla Tykkä, Airs Above the Ground (2011), racconta il destino dei cavalli lipizzani. Unici nel loro genere, questi cavalli nascono grigi per diventare bianchi da adulti e sono sottoposti a durissimi allenamenti che li costringono a una danza di movimenti innaturali, chiamata “dressage”. Il senso di questo lavoro è tutto nella visione di una presunta bellezza che stride con l’affanno e il respiro del cavallo sotto sforzo. Libertà, bellezza e perfezione sono soltanto degli “a priori”, abusati e svuotati di un reale significato.

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