MAN_Museo d'Arte Provincia di Nuoro

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Caratteri ereditari e mutazioni genetiche

Primo appuntamento

16.09  -  16.10.2011

Caratteri ereditari e mutazioni genetiche è il titolo della mostra che il Museo MAN ha inaugurato facendo dialogare la propria Collezione con sei artisti viventi che, traducendo lo slancio di Dal Novecento ad oggi, avvalorano la vocazione contemporanea del museo e la necessità di rappresentare il testimone che la nostra epoca lascerà in eredità. La declinazione del progetto ha previsto uno sguardo maschile e uno femminile con i sei artisti di generazioni diverse che si relazionano con le opere della Collezione.

Le artiste sono rappresentate dalla giovanissima Rachele Sotgiu, dalla solida Giusy Calia e dalla vigorosa Zaza Calzia che polverizza ogni dubbio sulla sua visione del mondo, mentre gli artisti sono Graziano Salerno, Vincenzo Pattusi e Vincenzo Grosso: una talentuosa promessa e due geniali scommesse di questo territorio. La Collezione è una delle testimonianze più importanti della crescita, dell’ evoluzione e del costante impegno del museo. Un lavoro complesso e difficile, fatto di accelerazioni, stasi e nuovi slanci che definiscono un percorso in continua evoluzione che non si esaurisce nell’esaltazione di alcuni punti fermi, ma che fa della sua singolare ricerca nel panorama artistico isolano una caratteristica esclusiva che dà spazio a opere e autori meno noti, ma non per questo meno interessanti, che, grazie agli esiti del loro percorso, restituiscono un contesto di squisita e inaspettata ricchezza.

Nel tentativo di ridefinire la percezione di patrimonio e identità, il MAN ha invitato artisti contemporanei ad un dialogo aperto, creando suggestivi spazi di sospensione, contemplazione e cortocircuito, vere e proprie stazioni di un percorso che intreccia precise conversazioni con i maestri della storia dell’arte in Sardegna. Lo spazio condiviso ha invitato a una riflessione e nello stesso tempo ha offerto nel suo insieme una efficace immagine della qualità dei diversi linguaggi artistici. In questa occasione le opere che ogni artista ha scelto hanno funzionato come una sorta di punteggiatura del loro discorso, un dispositivo che in qualche misura ha aiutato a definirne il senso e il ritmo. Per l’inaugurazione Giovanni Carroni ha letto il racconto di Graziano Salerno La leggenda dell’uomo liberato.

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