MAN_Museo d'Arte Provincia di Nuoro

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Anni ’70

Fotografia e vita quotidiana

24.10.2009  -  17.01.2010

La mostra Anni ’70. Fotografia e vita quotidiana inizialmente prevista al Museo MAN di Nuoro, sarà allestita invece a Sassari, al Museo dell’Arte del Novecento e del Contemporaneo, via Archivolto del Carmine dal 24 ottobre al 17 gennaio.

Due le fortunate circostanze alla base della decisione di mutare la sede dell’annunciata esposizione: il clamoroso successo della mostra di de André in corso al MAN, che ha spinto gli organizzatori a prorogarne la durata sino al 10 gennaio 2010, e la firma di un accordo di collaborazione tra la Provincia di Sassari e il MAN e la Provincia di Nuoro, accordo che sottolinea il ruolo del Museo diretto da Cristiana Collu nell’isola e nel panorama nazionale.

La fotografia degli anni ‘70. L’esperienza e la testimonianza quotidiana nasce da una co-produzione internazionale che ha unito il MAN a La Fabrica/ PhotoEspaña 2009 e al Centro Andaluz de Arte Contemporaneo di Siviglia e propone uno sguardo retrospettivo su un gruppo di opere e autori che contribuirono a definire gli anni Settanta come i più importanti e fecondi della storia recente della fotografia.

«La Provincia di Sassari – spiega Alessandra Giudici – ha accolto con entusiasmo l’opportunità di poter ospitare La fotografia degli anni ’70. Per due motivi: il valore della mostra e l’occasione di instaurare con il MAN una collaborazione che negli auspici delle due parti si farà via via più serrata, consentendo di importare anche nel Nord-Ovest Sardegna un esperimento culturale tanto vitale quanto di successo come si è rivelato quello del Museo d’Arte della Provincia di Nuoro. Sassari lo farà attraverso la crescita dello Smap, il Sistema museale artistico provinciale inaugurato solo due mesi fa con la creazione di un vero e proprio percorso museale tra le sale storiche del palazzo della Provincia, in piazza d’Italia.

Eredi di un decennio tra i più rivoluzionari del dopoguerra e momento di incubazione di ciò che connoterà il poi e che disegna l’oggi, gli anni Settanta sono stati anni fatidici: il Man li racconta attraverso un mezzo, la fotografia, che in quel decennio visse un momento del tutto particolare, così come particolare è ciò che l’obiettivo ha inteso catturare: la quotidianità, lembi di vita reale e proprio per questo straordinaria testimonianza».

Fotografia e quotidianità hanno un legame del tutto specifico con gli anni Settanta. In quel decennio la vita quotidiana irrompe nella fotografia e – mentre va componendosi la dicotomia tra arte e fotografia – nascono nuove relazioni tra fotografia e arte contemporanea, superando divisioni prima marcate, trasformandole in contaminazioni e commistioni. Uno degli aspetti più singolari è la convergenza tra l’ambito più specifico della fotografia e quello più vasto delle arti plastiche, testimoniato anche dal notevole numero di artisti che fanno ricorso tutti indistintamente alla fotografia. E il rinnovato interesse per la fotografia passa soprattutto per la valorizzazione dell’idea di documento e dello stile documentale, come modello privilegiato e legittimo per la rappresentazione della quotidianità in combinazione tra la sfera pubblica e quella privata.

Alla mostra ospitata nell’ex convento del Carmelo saranno presenti circa 200 opere di ventidue artisti che realmente hanno fatto la differenza nel campo delle arti visive di quel periodo, offrendo un ampio e diversificato ventaglio di immagini paradigmatiche e nello stesso tempo di attitudini estetiche e concettuali. Tra loro, nomi di rilievo internazionale come David Goldblatt, Christian Boltanski, Anders Petersen, Cindy Sherman, insieme ad altri che, come Robert Adams, Laurie Anderson, Claudia Andújar, Victor Burgin, William Eggleston, Hans Peter Feldman, Alberto García-Alix, Karen Knorr, Víctor Kolář, Ana Mendieta, Fina Miralles, Gabriele & Helmut Nothhelfer, J. D. Okhai Ojeikere, Carlos Pazos, Eugene Richards, Allan Sekula, Malick Sidibé, Ed van der Elsken, Kohei Yoshiyuki, hanno percorso strade del tutto personali, di interesse assoluto. A uno solo di loro, Goldblatt, la mostra offre due diverse “isole”: nella prima l’artista si misura col tema dell’apartheid, nella seconda conduce una ricerca sulle mani come altro viso di una persona.

 

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