MAN_Museo d'Arte Provincia di Nuoro

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L’evento immobile

(contrattempi)

29.06  -  01.07.2007
Opening: L'isola delle storie, Gavoi

A cura di Cristiana Collu e Saretto Cincinelli

Più che una rassegna internazionale di video, L’evento immobile (contrattempi) messa a punto dal Museo Man di Nuoro per il festival letterario “L’isola delle storie” di Gavoi, si configura come una vera e propria video-esposizione che scava dentro a quel mutevole territorio di confine che da sempre, e in particolare negli ultimi anni, mantiene in stretta relazione cinema, video e arte contemporanea.

Tramite le opere di: Sabrina Mezzaqui, Hans Op de Beeck, Adrian Paci, Rossella Biscotti, Daniela De Lorenzo, Ursula Mayer, Massimo Barzagli - Luisa Cortesi, Patrick Jolley, Rebecca Trost, Inger Lisa Hansen, e Carl Michael von Ausswolff-Thomas Nordstad, la mostra cerca di circoscrivere e declinare una figura la cui crucialità è testimoniata dalla persistenza con cui sembra riproporsi all’attenzione in stagioni diverse ma significative della ricerca contemporanea: una figura il cui remoto baricentro pare riconducibile all’oscillazione fra movimento e immobilità, un topos che, sia pur secondo una linea carsica e discontinua, segnata da profonde modificazioni, conduce dai radicali, pionieristici esperimenti di Andy Warhol (Empire, 1964, Sleep, 1964 ecc.) o di Michael Snow (Wawelength, 1966/7) a Sixty minutes silence (1996) di Gillian Wearing o a Teatro Amazonas (1999) di Sharon Lockhart, a Needle Woman (1999-2000) di Kim Sooja e, per citare almeno un artista italiano, a diverse opere di Grazia Toderi. Rinunciare al movimento, all’ubiquità della macchina da presa o riprendere soggetti tendenzialmente immobili appaiono opzioni a dir poco inattuali e anacronistiche, modi apparentemente impropri di usare cinema e video.

Questa improprietà che non manca di riflettersi sulla natura dell’immagine e di riverberarsi sulle aspettative dello spettatore, diviene immediatamente problematica poiché sembra negare ogni forma di narratività e condurre cinema e video verso la medusazione tipica dell’immagine fotografica, verso una staticità imperfetta, precaria e vibrante che, proprio perciò, tende a spostare l’attenzione dall’elemento iconico, verso la dimensione temporale, sonora e strutturale dell’immagine. È questo incantamento dell’evento più che la sua secca immobilità a costituire, in modi sempre diversi, lo sfondo in cui si articola la video-esposizione.

L’immobilità contenuta nell’ossimoro del titolo che l’esposizione cerca di declinare non è infatti riconducibile unicamente alla staticità della camera o del soggetto ripreso ma, più in generale, a quella che potremmo definire una dimensione in meno dell’immagine in movimento, una dimensione che, venendo a mancare, finisce per ripercuotersi après coup sull’espressività di opere che si sottraggono volontariamente al ricorso all’eloquenza e alla so- fisticata prevedibilità che caratterizza l’attuale uso del linguaggio audiovisivo in movimento. In tutti i film e i video proposti, una qualche dimensione tipica del linguaggio cinematografico, con maggiore o minore radicalità, tende a dissolversi ma, come in un gioco in cui chi vince perde, le opere paiono guadagnare dall’economia che le caratterizza.

Un’economia che, paradossalmente, finisce per restituire un surplus di presenza all’immagine di partenza come negli straordinari, francescani video-haiku di Sabrina Mezzaqui, negli elaborati ritorni della narrazione su se stessa di Ursula Mayer o di Hans Op De Beeck, nel gioco di presenza assenza messo in scena nel passaggio fra immagini di diversa natura di Massimo Barzagli-Luisa Cortesi, nel ricorso al contrattempo che caratterizza le pose di Daniela De Lorenzo, nella staticità imperfetta dei videoritratti di Rossella Biscotti, nella severa quasi sacrale staticità raggiunta da Adrian Paci, negli interni ed esterni disabitati ma fortemente evocativi di Patrick Jolley, Rebecca Trost, Inger Lisa Hansen e di Carl Michael von Ausswolff e Thomas Nordstad.

 

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