MAN_Museo d'Arte Provincia di Nuoro

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Il MAN a Festarch

29.05  -  01.06.2008

Paco Cao, il Tour della vittima

Pensato come un percorso turistico per la città di Cagliari, realizzato utilizzando un autobus predisposto a un orario specifico e con la partecipazione di una guida che ha dato le relative spiegazioni, il Tour della vittima, progetto di Paco Cao a cura del MAN, suppone una revisione della storia occulta della città secondo la prospettiva dell’esistenza di vittime, intendendo questo termine in un senso molto ampio. Infatti, l’itinerario si configura come una immersione nella storia della vittima della città di Cagliari attraverso tappe specifiche nelle quali sia gli edifici che i dintorni urbani hanno fatto da testimoni a una esperienza umana che non è risultata esser meno rilevante per il fatto di rimanere occulta. L’unione di due concetti apparentemente contradditori – il turismo, associato all’ozio e al divertimento, e la vittima, associata a luoghi meno luminosi della condizione umana – funge da piattaforma di riflessione su concetti e preoccupazioni attuali. Il Tour della vittima segue da vicino i quattro aspetti rilevanti dell’attuale programma di FestArch: vedere – perché offre uno sguardo insolito alla città – ricordare – perché suppone una rivendicazione di una parte della memoria storica poco conosciuta o direttamente ignorata – accogliere – perché implica un invito aperto a tutto il pubblico e ha come obiettivo un discorso comprensivo – difendere – perché lo stesso obiettivo del progetto contiene in sé un implicito germe rivendicativo. 

Il tour è un’azione del Museo della Vittima, una istituzione che ha l’obiettivo di presentare la storia dalla prospettiva di coloro che sono stati vittime di qualcuno o qualcosa, attribuendo al termine vittima il suo significato più ampio: così, ad esempio, la natura può essere intesa come una vittima degli abusi predatori dell’essere umano, ma quest’ultimo, a sua volta, può essere considerato vittima dell’ambiente stesso, come avviene nel caso di disastri naturali. Cosciente della doppia natura di vittima e carnefice che la condizione umana possiede implicitamente, il Museo della Vittima è una istituzione indipendente, guidata dal rigore e dalla profondità, estranea a interessi politici di qualsiasi ordine. Costituisce, dunque, uno spazio per la riflessione storica, il dibattito e il confronto di idee con vocazione di imparzialità. 

Lo spazio espositivo del Museo è virtuale, e la sua collezione formata dalle riproduzioni digitali concesse dalle distinte istituzioni e da privati. Questa collezione è composta da vari documenti e include manoscritti, fotografie, video e testimonianze sonore. Attualmente, il Museo della Vittima – in attesa di sviluppare completamente il suo spazio espositivo – prepara una pagina web di introduzione che servirà a presentare sia lo spirito del progetto sia le linee generali di attuazione L’assenza di uno spazio architettonico non impedirà che l’istituzione abbia anche uno spazio giuridico – in fase di consolidamento – che certificherà la sua condizione museale. Sorto nella frontiera messicano-statunitense – Città Juarez – nell’agosto del 2006, il Museo della Vittima ha intrapreso il lavoro di ricerca nello Stato messicano del Chihuahua, iniziando una fase di studio – ancora in corso – basata sul riconsiderare la storia della vittima nello stesso ambiente geografico. 

Proposito del Museo è dar vita a nuove collezioni in altri ambienti geo-politici specifici e, al tempo stesso, sviluppare una storia universale della vittima che sarà presentata parallelamente alle collezioni locali. Il Museo della Vittima, oltre a creare, mostrare, conservare, ampliare la sua collezione e lo spazio espositivo che la accoglie, ha l’obiettivo di sviluppare un programma di attività parallele che dinamicizzino l’istituzione e stabiliscano collaborazioni con diversi istituti. Il I Foro della Vittima, svoltosi il 16 maggio del 2007 – insieme alla campagna pubblicitaria indirizzata alla popolazione di Città Juarez (Stato di Chihuahua, Messico) – è stato il primo evento pubblico curato dall’istituzione. Paco Cao (Asturias, Spagna 1965) vive e lavora a New York.   

Leonardo Boscani, Agenzia viaggi clandestini Vu Vulà. Azione 6. Passaporti

Il MAN presenta una installazione di Leonardo Boscani e della sua agenzia di viaggi Vu Vulà. Un video in loop con una serie di volti di persone straniere che pronunciano la parola “vuvulà” senza sonoro, che esce invece dalle trombe situate in una vecchia Fiat 500. 

Durante i tre giorni della manifestazione sono emessi i primi passaporti dall’agenzia. L’agenzia Vu Vulà si occupa di tutti i tipi di viaggi e di forme di migrazione terrestri e celesti, della scalata dei mondi conosciuti e sconosciuti (per questi ultimi grazie all’agenzia filiale Cosmik). 

L’agenzia propone, attraverso diverse attività (consigli di viaggi e vagabondaggi, soggiorni di piacere sulla Luna, informazioni e organizzazione di viaggi verso terre sconosciute e territori immateriali, stampa di documenti, diffusione di informazioni multimediali, manifesti, volantini, internet (www.vuvula.org), fornitura di mezzi di fortuna e veicoli, sensibilizzazione alla condizione dei migranti e alla cultura dell’erranza, della fuga e dell’esilio e di altre prestazioni fuori dal catalogo), di contribuire all’immaginario del viaggio e delle migrazioni contemporanee. 

Con Vu Vulà, Leonardo Boscani (spesso in collaborazione con altri partecipanti, artisti e non) propone interventi urbani, campagne pubbliche e azioni collettive. La condizione di isolano (Leonardo Boscani vive e lavora in Sardegna) è senza dubbio all’origine dell’immaginario del viaggio e della migrazione sviluppata dall’artista, ma l’idea va ben oltre: è il divenire migrante della società moderna che alimenta il progetto, è il nomadismo come destino planetario. Questo divenire è condiviso dai turisti, come passatempo, e dagli emigrati, che fuggono la miseria o le condizioni impossibili di sopravvivenza.

Due attitudini dei viaggiatori che si contrappongono, come la libertà e la fantasia delle scelte rispetto all’obbligo e al carattere involontario subìto da quelli che sfuggono la miseria e il destino di esiliati. Ma hanno in comune il sogno e l’esperienza dello spostamento e del viaggio. Perché il turista non è certamente libero come è portato a credere, quanto il migrante che è spinto al di là della sua disperazione da un desiderio, un bisogno essenziale. Leonardo Boscani (Sassari, 1961) vive e lavora in Sardegna.  

Florian Slotawa, Museum Sprints 2000-2001

Museum Sprints 2000-2001, progetto a cura di Cristiana Collu e del MAN realizzato in collaborazione con la Galleria Suzy Shammah di Milano, è costituito da una serie di brevi video che mostrano l’artista Florian Slotawa in tenuta sportiva percorrere nel minor tempo possibile gli spazi espositivi di alcuni dei maggiori musei d’arte tedeschi (Kunsthalle Mannheim, Museum Fridericianum, Kunstsammlung NRW, Dusseldorf, Hamburger Kunsthalle, Lenbachhaus, Munchen, Alte Pinakothek, Munchen, Diozesanmuseum Freising, MMK, Frankfurt am Main, Museum Abteiberg Monchengladbach). 

Realizzati tra il 2000 e il 2001, sembrano commentare la contemporanea accelerazione dei processi ottici cognitivi. La natura teatrale e performativa di tutti i lavori di Florian Slotawa diventa esplicita in questi video: ogni installazione è contingente e provvisoria, confinata all’interno di specifici confini temporali e spaziali. Florian Slotawa (Rosenheim, 1972) vive e lavora a Berlino.

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